RECUPERO INTERO EDIFICIO_progetto realizzato_2008-2019
Il progetto del Palazzo Scammacca racconta una storia di profonda continuità e trasformazione. Per quanto opposti possano apparire, continuità e trasformazione, sono stati gli elementi cardine che hanno informato il progetto sin dai timidi albori. E' una lunga storia che inizia in sordina, con piccoli interventi puntuali, per poi estendersi su tutto il corpo dell'edificio, un palazzo storico nobiliare post barocco ubicato nel cuore storico di Catania. Un possente edificio in muratura portante in pietra lavica e ricorsi in mattoni pieni, si erge attorno ad una corte, nella quale si legge la traccia di un primo intervento di rinnovamento operato alla fine dell'800 sul progetto dell'architetto Fichera, che coesiste con la "brutta ferita" rappresentata da un edificio degli anni '70 che mal si è inserito a chiusura della quinta principale della corte. Dopo anni di abbandono, ed il succedersi di usi promiscui dei grandi spazi non più adatti ad un abitare contemporaneo, la famiglia Scammacca del Murgo decide di trasformare totalmente la distribuzione planimetrica dell'immobile per destinarlo ad uso ricettivo in virtù della sua posizione e del suo prestigio. Il primo passo dell'intervento si è focalizzato sul consolidamento strutturale e sul totale rifacimento delle coperture, realizzando nel contempo un riutilizzo abitativo dei sottotetti e creando una serie di unità abitative minime, tutte con terrazza prospiciente la spettacolare vista dell'Etna. Sul piano nobile invece si è optato per una soluzione mista, realizzando tre camere con bagno ed una serie di ampi spazi comuni per non stravolgere la bellezza dei saloni passanti e lasciare spazio ad utilizzi culturali come mostre, piccoli concerti ed eventi.
Il progetto planimetrico ha sostanzialmente traslato l'asse distributivo dei vani, tipicamente impostato sul concetto "passante", sull'estremo nord dell'edificio, il meno luminoso e sostanzialmente privo di affacci e visuali. L'infilata di piccoli vani di servizio, diviene quindi il corridoio distributivo di alloggi e camere, che inglobano invece al loro interno l'altra fila di piccoli vani passanti collocata fra l'estremo nord ed i vani abitabili.
Le ampie superfici pavimentate, si presentavano frammentate e disomogenee. Solo in alcuni dei molteplici vani erano ancora presenti le cementine originali che sono state accuratamente divelte per consentire il consolidamento strutturale dei solai , per poi essere ricollocandole "a tappeto" innestandole su una pavimentazione in microcemento grazie alla quale si è potuta realizzare una superficie continua che ha ricucito fra loro i vari frammenti distributivi. Per i saloni del piano nobile si è invece optato per una pavimentazione in cotto artigianale a pasta chiara di forma esagonale.
L'utilizzo abitativo dei sottotetti ha generato la necessità di collegamento verticale fra le differenti quote, che è stato risolto con un dichiarato stacco stilistico che rivela apertamente la contemporaneità dell'intervento. Si tratta di scale in ferro, di due diverse tipologie, una con gradini a sbalzo per i quali di è risolto il primo livello attraverso un elemento volumetrico in cemento, ed un'altra tipologia sempre in ferro con gradini ad "L".